PLEASE, TOUCH!
Fuori Programma giunge alla sua nona edizione dal titolo Please, touch! un invito a “toccare” le risonanze espressive e culturali chiamate in causa dalle diverse autorialità in programma, provenienti da quattro continenti: Bassam Abou Diab/ Beirut Physical Lab (LB), Michele Di Stefano e Lorenzo Bianchi Hoesch/Mk (IT), DOM- (IT), Brigel Gjoka & Rauf “Rubberlegz” Yasit/Sadler’s Wells (AL/USA/UK), Asier Zabaleta/ERTZA (MOZ), Salvo Lombardo/Chiasma (IT), Katarzyna Gdaniec e Marco Cantalupo/ Cie Linga (CH), Léo Lérus/Compagnie Zimarèl (GLP), Adriana Borriello e Thierry De Mey/AB Dance Research (IT), Aristide Rontini/Nexus (IT), Flavia Zaganelli (IT), Amos Ben Tal/OFF Projects (NL), Frantics Dance Company (DE), Graham Feeny (USA), Chey Jurado & Javito Mario (ES).
Il senso del tatto convoca un coinvolgimento prossimo alla carnalità della danza per abbreviare le distanze tra costrutti ideologici e persone. Un desiderio di accorciare il varco tra fatti e pensieri, per affondare nella materia dei corpi il principio guida di una relazionalità regolata dal sentire, prima ancora del capire. Il ritirarsi di questo scarto tra un accadimento e la sua comprensione non è tuttavia un effetto regressivo di passare il comando ai pensieri veloci, al contrario è il tentativo di soffiare umanità laddove abusi di potere, aggressioni e narrazioni distorte plasmano le sensibilità, erigendo economie emotive capaci di stabilire affezioni normative, emozioni lecite ed illecite, simpatie più giuste di altre, sentimenti più riprovevoli di altri.Al
Please, touch! è un gesto deittico, una chiamata ad abbandonare la prudenza per “mettere le mani” sulle questioni che ribollono di presente. Questa mappa sensoriale ci orienta nei paesaggi che il festival invita ad attraversare alla luce del tramonto: Parco Tor Tre Teste Alessandrino, Teatro India, Teatro Biblioteca Quarticciolo e Laboratori dei Cerchi. Una geografia di luoghi riabitata dall’incontro tra comunità temporanee e progetti performativi outdoor appositamente creati per il festival allo scopo di innestare un flusso dinamico nella fruizione di azioni attraversabili e fruibili da diversi punti di vista.
All’artista Bassam Abou Diab è affidato il progetto speciale 2024. A partire dalla performance Eternal che indaga l’assorbimento nei corpi dei gesti di protesta politica durante la Primavera Araba, l’artista costruisce The Bee’s Path, un progetto composito che prevede un laboratorio aperto alla cittadinanza sulle danze e le musiche tradizionali del Libano e una percorso nella natura del Parco Tor Tre Teste guidato da performer e musicisti. Nello stesso luogo la compagnia Frantics riadatta Dystopian, un viaggio viscerale nell’inconscio dei performer, permeato da una forte fisicità. Il collettivo ERTZA, guidato dall’artista Asier Zabaleta riadatta al parco Otempodiz che esplora la dimensione culturale della temporalità. La Compagnie Zimarèl presenta Gounouj in situ, ispirata ad un anfibio della Guadalupa, isola d’origine del coreografo Léo Lérus, e alla capacità dell’animale di resistere all’azione dannosa dell’attività umana nel territorio. Il giovane Aristide Rontini ripensa all’aperto il solo Alexis 2.0 integrato con audiodescrizione per la partecipazione della comunità cieca e ipovedente.
Please, touch! è un movimento accogliente e centripeto sia per chi invita e che per chi è invitato, è un moto di fiducia reciproca che dismette la frontalità a favore di un impegno a mettersi in gioco, ad ascoltare scivolando in profondità, oltre la pelle impregnata di dogmi, oltre la superficie del giudizio, dentro il sensibile che ci avvolge. Questa tensione a lasciarsi colare tra i tessuti della materia è particolarmente viva in alcuni progetti artistici che richiedono una presenza partecipante come Let my body be! di Salvo Lombardo, un’azione corale guidata in cuffia, Darkness pic-nic del collettivo DOM-, un rito itinerante appositamente pensato per Fuori Programma che si svolge dal tramonto alla sera come atto di abitazione del buio, simbolo degli incubi odierni, o Veduta>Roma di Mk che ci immerge in una narrazione sonora e cinematografica dello spazio urbano affacciandoci da un luogo d’eccezione del Centro Storico di Roma: Laboratori di scenografia del Teatro dell’Opera di Roma “ai Cerchi”, Piazza Bocca della Verità.
Please, touch! soffia un’attenzione calda sull’oggi per non cedere al dubbio la fisicità dell’empatia e la visceralità dell’interdipendenza, su queste spinte si carica l’Arena del Teatro India con Brigel Gjoka & Rauf “Rubberlegz” Yasit che, in collaborazione di William Forsythe, presentano Neighbours part.1 un vocabolario coreografico fondato sulla prossimità di culture (albanese e curda) e linguaggi, tra contemporaneo e breakdance; Compagnia Linga presenta Semâ, con musica dal vivo e ispirata alla danza vorticosa dei dervisci, OFFprojects ci cala in Songs and Silences, in un mosaico ipnotizzante di movimento, suono e parole, Chey Jurado e Javito Mario ci espongono in un Samsara, quel vagare in un ciclo eterno di illusioni alla ricerca di verità, e il giovane Graham Feeny ci conduce con Home in un viaggio emotivo radicato sul reciproco sostegno dei due performer.
Please, touch! è una bussola magnetizzata dal tatto che implica una postura ravvicinata per incarnare le vibrazioni e scovare le logiche delle cose. Per questo, oltre agli spettacoli Fuori Programma offre la possibilità di osservare ricerche ancora in atto tramite l’ospitalità di residenze e di dialogare con le istanze artistiche tramite Lo sguardo performativo un workshop di visione e critica a cura di Teatro e Critica.
Please, touch! è una membrana delicata che chiede di essere agitata per trasudare il timore della contraddizione, inspirare le ragioni del sentire, espirare la potenza del gesto collettivo, con veglia critica e attenzione empatica.